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Immagine del redattoreRuben de Lorenzo

Chiusure forzate e depressione

Per Natale temo che avremo milioni di depressi cronici. L’Italia vive sull’orlo di una crisi di nervi privata che l’enorme numero la fa diventare pubblica, e fiumi di lava sotterranei scorrono inquietanti nella vene del nostro Paese. Tante persone sono cadute in uno stato d’ansia, se non di angoscia, vivendo tra il nulla di una vita spogliata e la paura per la salute in pericolo, tra un sentire melanconico strisciante e sommerso a quello palese curato con gli psicofarmaci. D’altronde, è difficile arginare questa tenaglia soffocante, laddove questa depressione va a colpire le persone nella parte più intima, emotiva ed entrando come un caterpillar nella dimensione sicura del proprio nucleo domestico. Sì, perché se togli ad un uomo i contatti, le prospettive elementari di futuro, il lavoro, i rapporti famigliari, i viaggi e ancor più l’aspettativa dei viaggi; se gli prospetti un Natale “chissà come”, e soprattutto se gli fai avvertire che ogni prossimità è peccato, ogni cena è peccato, ogni festa è peccato mortale, ogni occasione di convivialità è fatale, un Paese piomba in una depressione senza pari. E in tutto questo passa un terribile messaggio sottinteso: che la famiglia è il luogo più insicuro ed infido che esista (i contagi avvengono nel nucleo famigliare!!!) e che la mancanza di relazioni è un pregio indiscutibile ed il vivere da soli una virtù da coltivare. Soli, sempre più soli, ma con la luce del monitor sempre accesa.


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