Il silenzio esterno si riverbera anche interiormente. Ed oggi è un bene, poiché spoglia il silenzio da una generalista connotazione negativa. Lo stare nella propria quiete non è un generico vuoto, una mancanza di opinioni, un disorientamento dinnanzi ad improvvisi cambi di rotta, una rottura di comunicazione.
Quando il mare è in burrasca, una grande nave da crociera che passa non lascia alcuna traccia, perché tutto è in tumultuoso movimento. Con il mare calmo, invece, persino un piccolo sassolino lascia il segno. Così accade anche all’anima, che soltanto quando è quieta affina la propria sensibilità e ci permette di cogliere alcuni particolari che in momenti di rumore non riusciremmo a scoprire nella loro essenzialità.
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